lunedì 24 settembre 2012

XVIII domenica del tempo ordinario - 5 agosto 2012


 

Dal libro dell'Esodo 16,2-4.12-15

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mose e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mose: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà à raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"». La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mose disse loro: «E il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

 

Salmo 77 - Donaci, Signore, il pane del cielo.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto +
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,

racconteremo alla generazione futura  +
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Diede ordine alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo.

L'uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 17. 20-24

Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

Alleluia, alleluia alleluia.
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 24-35

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Commento

 Le Scritture parlano all’uomo e dell’uomo e la loro forza sta proprio in questo loro venirci incontro per abbracciare tutta intera la nostra esistenza. Per Gesù chi ha di fronte è importante e lo incontra in tutte le sue dimensioni e realtà: fisiche, psicologiche, spirituali, positive o negative che siano. Non si scandalizza, né disprezza l’interlocutore, anche quando questo è spinto da interessi poco nobili o superficiali. Gesù ci conosce, conosce la debolezza del nostro vivere spesso attaccati alla parte peggiore della nostra esistenza. Sa che questo atteggiamento, pur esecrabile, fa parte di noi e che per entrare in un rapporto profondo con noi deve partire da come siamo fatti. Gesù infatti non parla agli uomini perfetti o ideali, così come dovrebbero essere, ma alle persone concrete che ha davanti, con i loro difetti e le loro virtù, le loro debolezze.

Lo vediamo bene nei brani della Scrittura che abbiamo ascoltato oggi. Essi ci parlano della fame degli uomini. La prima lettura ci fa vedere il popolo d’Israele stremato dalla fame in mezzo al deserto. È veramente esausto e disperato, tanto che si rivolge a Mosè rimpiangendo quando era schiavo in Egitto e facendosi minaccioso persino contro Dio. Il Signore però non disprezza questo grido, conosce la durezza della fame e quanto può far soffrire l’uomo, e per questo cede volentieri al grido e non si sdegna, ma sfama il popolo con le quaglie e la manna. Il ricordo di questo gesto nel deserto rimarrà così impresso nella mente del popolo che nella Bibbia si fa spesso riferimento ad esso come esempio del grande amore di Dio per Israele.

Ma anche nel Vangelo si racconta come Gesù, attorniato dalla folla che lo stava ad ascoltare si preoccupa che questi hanno fame e non hanno cibo, e moltiplica per loro il poco pane e pesce che c’è, perché basti per tutti. Da quel momento, ci dice il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato oggi, la folla lo segue e lo cerca perché, dice Gesù,: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.” Gesù li rimprovera perché mentre prima lo seguivano per nutrirsi della sua parola, di cui erano veramente affamati, tanto da dimenticare la fame fisica e da restare con lui fino a tardi, ora invece sono sazi, cioè credono di aver capito Gesù e non cercano più la sua parola. Lo seguono solo per abitudine, o per convenienza. È spesso anche l’atteggiamento nostro, sazio delle Parole di Gesù. Cioè crediamo di conoscerle già, di sapere già quello che ci vuol dire il Signore con il suo insistente ripeterci il Vangelo, ogni domenica. E noi come quella gente se qualche volta lo abbiamo ascoltato con interesse e passione, ormai non ne sentiamo più il bisogno, ci basta il suono di quelle parole, nemmeno ci impensieriscono un po’ o ci stupiscono, sono un vecchio ritornello stonato.

Quella gente però si lascia colpire dal rimprovero di Gesù, e inizia un dialogo a botta e risposta che assomiglia un po’ a quello che Gesù ebbe con la samaritana al pozzo di Giacobbe. Incredulità, stupore, desiderio di contrapporsi spingono quella donna di Samaria, così come la folla di Galilea, a chiedere a Gesù il perché delle sue parole e non le lascia scorrere via invano. In tutti e due i casi dopo un dialogo aspro e non senza durezze gli interlocutori di Gesù terminano con un’invocazione: “dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua” (Gv 4,16) dice la samaritana; “Signore, dacci sempre questo pane” concludono i galilei. Il dialogo con il Signore, magari condotto male, con poco amore e senza rispetto per lui, fa tornare in chi lo accetta la fame e la sete del Vangelo.

Bisogna lasciarsi interrogare, farsi allacciare dal dialogo con Gesù che è la preghiera, perché noi, già sazi e sicuri di noi, pieni delle nostre certezze e risposte pronte, ricominciamo a sentire fame e sete delle Parole di Gesù di cui non ci si sazia mai. Sì, il discepolo del Signore è colui che non si stanca mai di ascoltarlo e che più ascolta e vive quelle parole e più sente che ne ha bisogno perché sono il vero nutrimento della vita. Gesù non disprezza la fame fisica di quella gente, non ci giudica male perché siamo deboli nei nostri desideri, a volte così banali e così volgari che ci accontenteremmo di poco, di un po’ di tranquillità e sicurezza. Il cibo di Dio però è molto di più, perché è il mezzo con cui noi possiamo diventare come Lui. Sì, nutrirci delle parole e dei segni del Signore ci fa crescere come uomini di Dio, suoi figli. 

Ma cosa significa aver fame della Parola e crescere nutriti da lei, come figli di Dio. Si tratta di una cosa tutta spirituale, per mistici?

Gesù spiega cos’è il pane: “Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. È dare la vita al mondo, cioè, come ha fatto Gesù, non credere la propria vita un  possesso personale da usare a proprio vantaggio e per i propri scopi, ma qualcosa da dare al mondo, offrirla, perché altri ne godano, se ne nutrano e ne abbiano vantaggio, cioè, in un parola sola, voler bene. Dio che è l’infinitamente grande e potente si è spogliato della sua forza infinita ed è disceso dal cielo perché la sua vita fosse regalata agli uomini, a cui vuole un bene infinito, come un pane che nutre e sazia. Se lo ha fatto lui per noi, quanto più dobbiamo farlo noi! Il nostro viaggio è molto più breve: non dal cielo fino alla terra, non dobbiamo rinunciare al potere eterno e illimitato di Dio, ma molto più umilmente guardarci attorno, voler bene al fratello e alla sorella, dargli in cibo un po’ del nostro tempo, del nostro amore, delle nostre forze e risorse.

Fratelli e sorelle, Dio sa quanto siamo deboli e schiavi del cibo, e per questo non ce ne fa mancare, ma altrettanto ci chiede di restare affamati della sua Parola e del suo esempio e di nutrircene sempre, per divenire anche noi cibo buono che alimenta e sostiene i nostri fratelli.

Preghiere


Ti ringraziamo Signore perché non disprezzi la nostra debolezza e affidi a noi il dono del tuo amore. Fa’ che siamo degni di accoglierlo e di farlo nostro,

Noi ti preghiamo

 

Perdona Signore la durezza del nostro cuore che ci rende sordi alla tua parola e indifferenti al bisogno dei fratelli. Donaci di essere come te capaci di donare tutti noi stessi per gli altri,

Noi ti preghiamo

 

O Dio tu preghiamo per chi in questo tempo estivo soffre particolarmente per la durezza del clima e la solitudine. Per gli anziani, i malati, i carcerati,

Noi ti preghiamo

 

Dona o Padre del cielo a noi tuoi discepoli di essere testimoni del vangelo dove ancora non ti conoscono, perché nutrendoci della tua Parola la possiamo proclamare con tutta la nostra vita,

Noi ti preghiamo

 

Accogli con amore o Signore il grido di chi soffre per la guerra e la violenza. Per la Siria e per tutti i paesi in cui le armi seminano morte e dolore,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e sostieni o Dio quanti annunciano il Vangelo e lo vivono con audacia. Per il papa e tutti i tuoi figli riuniti oggi attorno alla tavola dell’Eucarestia in ogni parte del mondo,

Noi ti preghiamo.

 

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