giovedì 25 aprile 2013

III domenica del Tempo di Pasqua - 13 aprile 2013


 




Dagli Atti degli Apostoli 5, 27b-32. 40b-41

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».  Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare gli apostoli e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

 

Salmo 29 - Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.


Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, +

della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita. +

Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.


Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni Apostolo 5, 11-14

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 21, 1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, dopo la resurrezione di Gesù la vita riprende i suoi ritmi normali. E’ l’esperienza che facciamo tutti noi e che anche i discepoli fanno, quelli che in vita lo hanno conosciuto meglio di tutti e lo hanno seguito nel suo peregrinare per città e villaggi. L’evangelista Giovanni ci dice che era apparso ai dodici già due volte, eppure la novità sconvolgente della resurrezione del loro Signore si dissolve nella routine del lavoro quotidiano.

La resurrezione avrebbe dovuto riempire di un senso di gioia la vita dei discepoli e dargli il desiderio di proseguire la missione di annunciare il Vangelo che Gesù stesso aveva iniziato con loro. Ma invece ecco che Pietro e poi gli altri tornano stancamente ad una pesca abitudinaria. C’è come un rifiuto della gioia e un attaccamento ai motivi della propria tristezza, quello stesso atteggiamento che anche noi spesso vediamo prevalere accanto e dentro di noi. Sì, si fa fatica a scorgere motivi di gioia, ma anche quando essi ci sono dati, come nel caso della resurrezione del Signore, essi non sembrano mai abbastanza forti da costringerci a cambiare atteggiamento e modo di vivere. Si potrebbe dire: ma come, c’è la crisi, tanti stanno male, si vedono attorno solo segnali negativi, dove troviamo segnali di gioia? Sì, è vero c’è la crisi, ma proprio essa ci darebbe occasione per vivere una più generosa solidarietà e trovare mille occasioni in più per voler bene e preoccuparci degli altri, di chi sta peggio. Questa è la vera gioia che Gesù testimonia: la sua resurrezione, piena di gloria, un vero  e proprio scoppio di gioia, è il frutto proprio del fatto che Gesù davanti alla “crisi” della  persecuzione non fugge lamentandosi vittimisticamente e evitando rischi, ma li ha affrontati vivendo un amore “fino alla fine” e per questo più forte della morte stessa. Non è forse quello che la Pasqua chiede di vivere anche a noi oggi, in questo nostro tempo segnato da così tante difficoltà?

Gesù sa come siamo fatti e come ragioniamo, la nostra paura della gioia e l’attaccamento alle tristezze che fanno chiudere in sé, e per questo torna una terza volta. Per questo oggi noi stiamo qui, perché sentiamo il peso della tristezza che ci lascia dentro un vuoto di senso e di pace, e sappiamo che solo qui, incontrando Gesù risorto, riusciamo a provare la gioia della resurrezione, che è gioia di voler bene agli altri prima di tutto e al di sopra di tutti i motivi di tristezza. A volte noi siamo talmente abituati a venire a messa la domenica che nemmeno lo riconosciamo presente fra noi: “Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù”. Potremmo dire anche noi lo stesso: “Gesù sta qui fra di noi, ma noi non ci accorgiamo che è Gesù”. Ma quello sconosciuto pone loro una domanda: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?” cioè: “Di che vi nutrite, come sostenete la vostra vita? Avete un cibo che vi sfami?” E’ la domanda che ci sentiamo porre ogni domenica da Gesù, a messa, poco prima che lui stesso prepari la tavola dell’Eucarestia. Domanda che scava dentro di noi per mettere a nudo su cosa ci fondiamo e come costruiamo la nostra esistenza quotidiana. Gesù si preoccupa che non ci manchi quel cibo buono che è la gioia di vivere, che è il suo Vangelo.

Gesù paradossalmente chiede ai discepoli il cibo buono che è lui che dona agli uomini, perché sa che anche noi, se viviamo il vangelo, possiamo essere una fonte inesauribile di cibo che sazia a nutre, cibo che è la gioia, che è l’amore. Anzi Gesù fa ancora di più: non solo ci chiede di essere capaci noi di essere motivo di gioia per altri, ma ci dice lui come fare: “gettate la rete dalla parte destra…”

I discepoli si fidano, anche senza riconoscerlo. Realizzano la parola di Gesù: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29). Sono beati perché credono all’invito di Gesù a cercare nella sua parola il cibo che nutre, la gioia che fa vivere una vita piena, l’amore che dà senso e pienezza al nostro esistere, e obbediscono al Signore gettando la rete non dove capita o come sono abituati a fare sempre, ma dove lui dice e come lui insegna.

Quante volte anche noi abbiamo sentito la gioia dell’aver messo in pratica la Parola di Dio, ma come è difficile ricordarcelo e fidarci di nuovo all’invito di Gesù dopo Pasqua. Gettiamo “la rete sulla parola”, come dice Pietro, con l’estroversione che viene dal vivere la gioia della Pasqua. Chi è triste si tiene tutto per sé, è avaro e non rischia, non ascolta inviti che possono esporre a ulteriori fatiche e pericoli inutili. Ma chi invece è felice si fida, si lascia andare e rischia, generosamente si mette a servizio di quello che Gesù propone di fare. I discepoli non resteremo delusi, ma anzi, una volta a terra non gli mancherà il cibo sostanzioso e nutriente, che non delude ma sfama.

Ci chiediamo: ma cosa vuol dire per noi gettare la rete nella parola di Dio? Subito dopo Gesù ce lo spiega. Pietro infatti, riconosciuto che è Gesù quello che li ha mandati a pescare si precipita da lui e lo saluta felice. A questo punto però Gesù lo interroga un’altra volta. Questa volta però chiede a lui di volergli bene: “Mi ami?”. Glielo chiede tre volte, come tre volte Pietro aveva rinnegato Gesù. Il numero tre nel mondo ebraico indicava la pienezza: tre volte significa “sempre”, “fino in fondo”, “generosamente e senza risparmio”. Gesù insiste con Pietro e gli chiede di voler bene “sempre”. Non solo quando gli conviene, quando gli è facile o gli viene spontaneo, ma anche quando sembra impossibile, quando è difficile, quando gli sembra eccessivo e fuori luogo, quando è pericoloso e costa. Così si riesce a vivere la gioia di Pasqua, frutto di una generosa fiducia nell’amore di Dio che vince la morte, il male, le difficoltà.

Cari fratelli e care sorelle, non lasciamo scorrere il tempo come se niente interrompesse la normalità banale. La pasqua è venuta a segnare un nuovo inizio della nostra vita. Affondiamo le reti nel profondo del Vangelo per trovare le vie di un amore che non si arrende e non si ferma davanti a nulla. Questo amore ci sazia e ci dona la pace, ci rende felici e ci riempie la vita di senso, a meno che non ci accontentiamo del poco che il mondo ci offre a buon mercato.


Preghiere
 
O Signore Gesù che torni ancora una volta a parlare con noi, perdona la nostra durezza di cuore nell’ascoltarti e aiutaci a fidarci delle tue parole.

Noi ti preghiamo

 

La fatica di una vita spesa male talvolta o Signore ci pesa e ci rende tristi. Fa’ che impariamo a gettare le reti nella tua Parola per imparare da te a vivere e amare come tu hai fatto perché la nostra vita sia piena di gioia,.

Noi ti preghiamo

 

Guarda con misericordia o Signore a noi tuoi figli perché non ci accontentiamo del poco che sappiamo darci da soli ma accogliamo l’invito a cercare la gioia vera che la tua resurrezione ha portato al mondo.

Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, tu ci proponi di diventare pescatori di uomini: fa’ che sappiamo attrarre a te i tanti che cercano senso e gioia, perché trovino nel vangelo ciò che nutre la loro vita e li conduce a voler bene ai fratelli e alle sorelle con generosità e sincerità.

Noi ti preghiamo

 

O Dio soccorri tutti quelli che sono nel bisogno: i poveri, i sofferenti, i malati, i prigionieri,le vittime del male. Fa’ che con la tua resurrezione si apra per tutti un tempo nuovo di pace e consolazione.

Noi ti preghiamo

 

Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e riconciliazione.

Noi ti preghiamo.

 

O Dio fa’ che impariamo ad amare sempre i nostri fratelli, come tu ci hai insegnato, e vinciamo l’istinto di allontanarli da noi.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per il papa e i pastori della chiesa universale, perché in questo tempo difficile non manchi loro l’audacia del vangelo che rese credibili gli apostoli e piena di gioiosa attrattiva la loro comunità.

Noi ti preghiamo

 

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