sabato 7 dicembre 2013

Festa dell'Immacolatra Concezione - 8 dicembre 2013


 


Dal libro della Gènesi 3,9-15.20

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai  per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».  L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

 

Salmo 97 - Cantate al Signore un canto nuovo

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1,3-6.11-12

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te.
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».  Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, questa seconda domenica del tempo di avvento si apre con un invito alla gioia. Il saluto dell’angelo alla vergine infatti è un annuncio di felicità: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». Generalmente si ritiene che pochi siano i motivi per rallegrarsi, e sembra sempre che siano invece più numerosi e convincenti i motivi di pessimismo e tristezza. La Parola di Dio invece ci raggiunge oggi, come  sempre, come un invito a gioire.

A volte, lo dobbiamo confessare, ci sembra proprio fuori luogo. Non capiamo perché essere felici se così tanti segni del vivere sono di segno contrario. Anche Maria condivise questo stesso sentimento di stupore e, ci dice il Vangelo, restò turbata alle parole dell’angelo che la invitavano a rallegrarsi.

Sicuramente l’annuncio che aveva appena ricevuto fu nell’animo di Maria causa di apprensione, dubbio e paura. Che ne sarebbe stato del suo futuro, dei suoi progetti, del matrimonio imminente? Come interpretare questa sconvolgente novità piovutale dal cielo senza che lei si aspettasse niente del genere?

Maria non sa, probabilmente non capisce tutto, ma si fida. Nella sua vita avverrà spesso di trovarsi davanti a fatti e parole del suo Figlio che non capisce e che la turbano.

Quando Gesù è appena dodicenne avviene un fatto che lascia Maria ancora una volta turbata e senza spiegazioni. Gesù con i genitori si trova a Gerusalemme ma il piccolo sfugge al loro controllo e li lascia, per recarsi al tempio dove conversa con i dottori della legge. Ai genitori che affannosamente e angosciati lo cercano Gesù risponde: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" è una frase sorprendente e dura. L’evangelista Luca dice: “Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.” Ancora una volta Maria non comprende, ma si fida, ed infatti l’evangelista Luca poco dopo dice: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.” È questo l’atteggiamento del credente, che si fida non perché capisce, ha chiaro e sotto controllo tutto quello che avviene, ma perché ha fiducia in Dio e sa che quello che egli fa e dice fa parte di un disegno di bene.

Il Vangelo è costellato di momenti in cui si manifesta tutta la difficoltà del rapporto di Maria col Figlio. A Cana Maria chiede a Gesù aiuto per quegli sposi in difficoltà, ma la prima risposta del figlio è quasi scostante, infastidita per quella richiesta: “Donna, che vuoi da me?” (Gv 2,4). Quando Maria con altri parenti vanno a cercare Gesù questi li disconosce pubblicamente dicendo: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!” (Mt 12,48).

Il rapporto di Maria con Gesù non è mai facile né scontato. Non segue lo schema ovvio del rapporto madre-figlio, è sempre faticoso e deve trovare una via non banale. Eppure Maria è quella che segue Gesù in tutto il suo cammino, fin sotto la croce.

Il suo rapporto con Gesù è l’esempio del rapporto di ogni vero discepolo col Cristo. Mai scontato, mai banale, mai secondo itinerari e modalità prevedibili. Sembra come se Gesù non lo troviamo mai dove e come lo cerchiamo, ma ci supera sempre, è sempre un passo oltre il previsto e ci chiede una fatica ulteriore di raggiungerlo uscendo da sé e incamminandoci verso di lui. Anche quando ci sembra di essere nel giusto, di essere arrivati e di non doverci più chiedere nulla. Per questo tante volte, come Maria, non lo capiamo. La proposta del vangelo spesso ci risulta assurda e incomprensibile, in realtà ci chiede di fare un passo oltre, di compiere una fatica in più, la fatica della fiducia.

Sì, avere fiducia in qualcuno, specie in qualcuno che non segue le vie normali di tutti, richiede la fatica di forzare la propria natura che fa temere le novità e cerca sempre di restare attaccata a ciò che è noto e già sperimentato. Questa è la fatica dell’Avvento, quella cioè di compiere un itinerario interiore che fa uscire dalla scontatezza, per compiere gesti nuovi, avere interessi mai provati, scoprire sentimenti. L’Avvento ci chiede di prepararci al compimento di una promessa di bene che non può coglierci impreparati. Chi infatti non compie il cammino dell’Avvento rischia di non accorgersi che qualcosa di nuovo sta per nascere e che il mondo può essere cambiato da una forza di bene che vuole raggiungerci là dove viviamo.

Maria intuì che la promessa di un tempo di bene si stava per realizzare nella sua vita, e non per mezzo dei suoi piani, i quali anzi andavano tutti in fumo, ma per l’irrompere inatteso e non sempre comprensibile di un nuovo modo di vivere seguendo un itinerario nuovo, quello dietro al Figlio di Dio. A questa proposta Maria ha detto di sì, con semplicità e umiltà, senza la pretesa di sapere e capire tutto, ma fidandosi. Come fece lei anche noi lasciamo aperto almeno uno spiraglio del nostro cuore all’imprevedibilità di un futuro diverso, può sembrarci strano e pericoloso, un fastidio non desiderato e non cercato, ma è la possibilità di vedere realizzarsi quell’invito alla gioia che la Scrittura ci rivolge. Gioia vera, perché frutto di un tempo di pienezza, di umanità e di felicità autentica. Compiamo allora la fatica dell’avvento e fidiamoci della promessa che Dio oggi ci rinnova.

 

 

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