sabato 16 settembre 2017

Festa dell'esaltazione della Santa Croce - 17 settembre 2017




Dal libro dei Numeri 21, 4b-9
In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippési 2, 6-11
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Commento
Cari fratelli e care sorelle, oggi celebriamo la festa che la Chiesa vuole ogni anno tributare alla S. Croce. È la festa alla quale la nostra parrocchia è legata in modo speciale e per questo la celebriamo oggi solennemente. In questo siamo privilegiati, perché questa chiesa e la memoria che custodisce ci rende presente e, se vogliamo, più vicino, quel mistero di salvezza che è la Croce, segno di contraddizione e pietra d’inciampo che obbliga a fermarsi, non permette di andare oltre. Sì le parole di Gesù spesso suonano belle, piene di bontà; sono attraenti e ci affascinano perché parlano di un mondo migliore. A volte è facile accoglierle come uno dei tanti messaggi di ottimistica fiducia nella possibilità di un futuro migliore. Ma poi inciampiamo nella croce, nella sua assurdità, nella sua inopportunità.
In tutte le generazioni si è vissuta la tentazione di mettere da parte la croce. San Paolo diceva: “che non sia svuotata la croce di Cristo” (1Cor 1,17) proprio per non passare oltre questa realtà così dura e che turba. Per questo forse nella storia la croce è stata ricoperta di oro e pietre preziose, tanto da farne un gioiello che perdesse il suo valore crudo, duro da accettare.
Essa è un passaggio decisivo nella vita di Cristo, non è casuale né accidentale: Gesù ha scelto di morire passando attraverso la croce. Poteva evitare la morte, i discepoli glielo avevano suggerito, ed anche il buon senso lo consigliava. Ma se proprio doveva morire la sua poteva anche essere una morte indolore, improvvisa, rapida. Invece no. La croce di Cristo porta con sé tante altre implicazioni: essere giudicati e subire la condanna, essere scherniti e rifiutati da tutti, dimostrare la propria impotenza, sottomissione, sconfitta totale. Porta con sé inevitabilmente dolore, violenza subita, una morte lenta e per sfinimento, non è quasi un vero e proprio uccidere, ma un lasciare morire fino all’esaurimento di ogni forza.
Gesù ha scelto questa morte perché in essa si potesse riconoscere ogni sofferenza umana, perché in lui si potesse identificare ogni persona, anche il condannato, lo schernito, il rifiutato, chi è lasciato morire nell’indifferenza. Nella croce si realizza la parola di Gesù: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Egli attraverso la croce si rende “riconoscibile” e “incontrabile”, non dobbiamo fare molti sforzi di fantasia per averlo presente: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40). È interessante notale che Gesù lega la possibilità di riconoscerlo nei piccoli (affamati, assetati, nudi, offesi, prigionieri, ecc…) col fatto di stare facendo o di avere fatto qualcosa per lui.
Sì, la morte in croce di Gesù ci permette di incontrarlo se abbiamo una compassione fattiva nei confronti di chi sta passando attraverso la sua stessa esperienza. Essa ci apre gli occhi, se non solo denunciamo, ci scandalizziamo, parliamo, ma se facciamo qualcosa per lui. La croce di Gesù suscitò clamore e la gente si affollava attorno ad essa, ma pochissimi fecero qualcosa: un ladrone ebbe compassione, un soldato pagano diede da bere, un anziano prese il corpo e lo seppellì, poche donne volevano ungere e comporre la salma. Tante parole, sdegno, moti di ribellione, ma pochi gesti concreti di misericordia, quelli di chi attraverso di essi ebbe la grazia di riconoscerlo Dio, Signore e salvatore della loro vita.
Ma la croce ci ricorda anche come attraverso di essa Gesù volle una salvezza veramente per tutti. Sulla croce egli assunse tutte le sofferenze del mondo e volle mostrare come esse non sono l’ultima parola di condanna e annientamento degli uomini, ma piuttosto sono la via che portano alla resurrezione alla vita che non finisce. Ma con i segni della croce egli si portò anche nelle profondità degli inferi e si presentò così a chi vi era rinchiuso. Egli non ha dimenticato i suoi persecutori, quanti lo avevano rinnegato, rifiutato, colpito e ucciso nella lunghezza della storia umana. Ad essi, come a Tommaso, ha mostrato le sue piaghe perché accettassero di seguirlo nella resurrezione, di lasciarsi trascinare fuori dall’inferno del male fatto proprio, assunto come modo di vivere, anche solo lasciato libero di agire attraverso l’indifferenza. La croce è dunque veramente il mezzo della salvezza di tutti, e da essa Gesù tutti vuole trascinare con sé nella gioia piena della resurrezione ad una vita nuova.
Cari fratelli e care sorelle, anche a noi oggi Gesù si presenta così: piagato, respinto, rifiutato e condannato. Per questo per noi oggi è possibile riconoscerlo, non perché i nostri occhi ne riconoscono le fattezze, non sappiamo che volto avesse Gesù, ma perché crediamo che in loro il Signore si manifesti, come ha detto: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29). Alla croce è inchiodato perché muoia quando non avrà più forze, per sfinimento. L’indifferenza di molti ancora oggi uccide non perché colpisce a morte, ma perché lascia sfinire, lascia che si esauriscano piano piano le forze fino a non averne più. A noi la croce indica la santità di una via percorribile da tutti, quella di essere con lui, di compiere gesti di misericordia, di non parlare a vuoto, ma di accettare che facendo per lui qualcosa lo riconosciamo Signore e salvatore della nostra vita. Come le donne, come il ladrone, come Giuseppe d’Arimatea compiamo gesti di aiuto e conforto per un crocefisso lasciato sfinire, e il Signore ci si rivelerà come il nostro salvatore. Come i tanti chiusi nella gabbia dell'impotenza colpevole, inferno di una vita nel quale il male comanda, anche noi lasciamoci trascinare via dal Signore che piagato e umiliato ci vuole portare con sé alla vita che non finisce.




Preghiere 

O Signore che hai donato tutto te stesso per la nostra salvezza, accogli dalla croce noi peccatori e bisognosi del tuo perdono, perché anche noi sappiamo legarci al giogo soave di una vita spesa per gli altri.
Noi ti preghiamo


Signore Gesù, che sei venuto a portarci con la croce la libertà dalla schiavitù del peccato, insegnaci a sostenere con disponibilità e sensibilità i fratelli nel dolore e a lavorare per il loro bene.
Noi ti preghiamo


O Padre buono che hai mandato il tuo unigenito per salvare il mondo, fa’ che il vangelo della morte e resurrezione del Cristo giunga presto a tutti come un messaggio di pace e riconciliazione.
Noi ti preghiamo


Accogli o Dio la nostra preghiera quando ci facciamo carico del male e del dolore degli altri. Fa’ che per la forza del tuo amore la loro vita sia salvata e il nostro cuore riempito di fiducia in te.
Noi ti preghiamo




Guarda con bontà o Dio del cielo il mondo intero, dove è piantata la croce della violenza e delle guerre. Dona a tutti la tua pace e la salvezza dal male.
Noi ti preghiamo



Guarisci o Padre buono tutti coloro che alzano lo sguardo da sé per invocare perdono e guarigione. Fa’ che come nel deserto siano anch’essi salvati dal morso velenoso del maligno che dà la morte.
Noi ti preghiamo.



Guida e proteggi o Dio tutti i tuoi figli ovunque dispersi, perché ispirati dall’esempio del tuo amore sappiamo essere testimoni autentici del Vangelo della pace.
Noi ti preghiamo



Soccorri o Padre buono tutti i poveri, perché possano trovare in te la consolazione da ogni sofferenza e nei fratelli e le sorelle il sostegno che salva dal naufragio.
Noi ti preghiamo



Nessun commento:

Posta un commento