sabato 10 marzo 2018

IV domenica di Quaresima - Anno B - 11 marzo 2018





Dal secondo libro delle Cronache 36,14-16.19-23
In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi. Il re [dei Caldei] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni». Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

Salmo 136 - Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia.

Lungo i fiumi di Babilonia, +
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.

Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».

Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.

Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 2,4-10
Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria

Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Commento
Cari fratelli e care sorelle, continuiamo il nostro cammino di Quaresima seguendo il Signore che va verso Gerusalemme. Egli sa cosa lo attende, ma non evita di andare incontro alla sua passione e morte, perché per questo è stato mandato dal Padre sulla terra: far conoscere a tutti gli uomini che l’amore di Dio non si tira indietro davanti a nulla e non lascia mai l’uomo da solo, neppure nel momento della difficoltà e del dolore. Questa quarta domenica di Quaresima prende il nome di “laetare”, cioè “rallegratevi”, per sottolineare che questa strada che ci avvicina alla Pasqua non è per deprimere e togliere speranza, al contrario è per giungere a gustare con ancora più pienezza la gioia della resurrezione di Cristo, proprio perché durante questo tempo abbiamo maggiormente maturato la coscienza del nostro bisogno di essa.
Le letture di oggi sottolineano come Dio non ha mai abbandonato il suo popolo, quello che ha scelto, amato e a cui si è offerto come padre e amico, anche quando questo gli ha voltato le spalle. Abbiamo ascoltato nel secondo libro delle Cronache come Israele abbia abbandonato il Signore, affidandosi agli idoli. Questo li portò in rovina, alla distruzione di Gerusalemme e alla deportazione a Babilonia come schiavi. Alla fine però Dio suscita Ciro e ne fa il liberatore del suo popolo e il restauratore di Gerusalemme e del suo tempio.
Come è facile anche per noi seguire questo stesso itinerario! Il Signore ci chiama alla vita e si offre di essere nostra guida e protettore nel cammino verso il bene. Egli ci ha scelti per primo, come dice la lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato: “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.” Dio prepara le opere buone perché noi le possiamo compiere: cioè predispone le situazioni, ci mette in condizione di compierle, ma poi sta a noi la scelta di realizzarle. È nel momento della decisione di compierle che tante volte preferiamo seguire degli idoli, così ricchi di illusioni. Questi ci si presentano come gli unici che ci garantiscono che quello che compiamo è a nostro vantaggio. Le opere buone sembrano farci rimettere perché non ci rendiamo conto che fare il bene “arricchisce” tanto chi riceve quando chi offre; gli idoli invece promettono di “arricchire” chi compie l’azione e nessun altro, mediante il guadagno, la forza, il potere, ecc...
Qual è il destino di chi offre il proprio culto agli idoli, invece di seguire il consiglio di Dio? I risultati sono davanti agli occhi di tutti. Sì è vero, dapprima il vantaggio sembra grande: successo, arricchimento, potere, rafforzamento del proprio io, gloria mondana, sicurezza, ma tutto ciò alla lunga corrode la nostra umanità, ci rende incapaci di riconoscere nell’altro un fratello e una sorella, ci isolano nella paura di perdere e rimetterci, ci rende vulnerabili agli istinti violenti, arroganti, orgogliosi che pian piano si fanno inesorabilmente strada nei nostri cuori. Ne vale la pena? Il culto agli idoli non è mai senza prezzo, e, come avvenne ad Israele, dopo l’euforia iniziale ci si ritrova schiavi: delle paure, delle abitudini, degli egoismi, della logica del profitto che elimina la radice del bene, cioè la gratuità, come dicevamo già domenica scorsa.
Così ci ritroviamo oggi, e la Quaresima è il tempo propizio per interrogarci ciascuno per sé su quali sono gli idoli a cui sacrifichiamo volentieri tanto della nostra vita.
Ma il Signore Gesù, abbiamo ascoltato, ci ricorda la storia di amore di Dio per gli uomini, cui facevo cenno: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.” L’amore di Gesù, che tanto ci fa paura, perché ci chiede di rinunciare a quegli idoli a cui ci sentiamo così legati, torna a donarsi a noi per salvarci, e ci chiede di “credere il lui” cioè di fidarci della sua Parola e della storia di quanti prima di noi sono stati da lui salvati, più che delle illusioni degli idoli. È vero essi promettono molto, ma non possono mantenere, o, se mantengono, il prezzo da pagare è più alto del vantaggio ottenuto.
La Parola di Dio che ogni domenica ci è annunciata è come un fascio di luce che mette a nudo questa realtà. Non nascondiamoci dalla luce del Vangelo, guardiamo al suo chiarore come siamo fatti, come ragioniamo e agiamo, e la forza dell’amore di Dio ci verrà donata per compiere il suo volere, e non quello degli idoli tiranni e dispotici. Dio è umile e rispettoso della nostra libertà, tanto quanto gli idoli sono pieni di pretese di esclusività. Ma proprio in questo dobbiamo riconoscere la autenticità di un amore che si offre senza pretendere di guadagnarci.
Dice Gesù a Nicodemo: “Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.” Cari fratelli e care sorelle: la Quaresima è il tempo in cui gettare luce sul nostro operato. Questo ci ferisce, perché scopre quanto siamo succubi degli idoli, ma anche ci indica una strada, quella del Vangelo. Noi abbiamo tanti modi per esprimere la nostra preferenza del buio, che lascia in ombra gli spigoli più taglienti e antipatici del nostro essere e gli egoismi più ruvidi e induriti del nostro cuore; diciamo: “ci penserò in un altro momento, non è questo quello adatto”, “in fondo che male c’è, lo fanno tutti”, “altri fanno di peggio”, ecc… Nell’ombra ci sentiamo protetti e rassicurati, ma nell’ombra si vive male, senza vedere e riconoscere il volto dei fratelli, senza gioire del calore della luce, senza poter vedere fiorire l’albero della nostra vita e maturare i suoi frutti più gustosi. Scegliamo in questo tempo di Quaresima la luce del Vangelo, ed essa, mentre ci illumina, ci indica la via da percorrere per ritrovarsi a Pasqua a  gioire della resurrezione del Signore.


Preghiere 

O Signore che vai a Gerusalemme per offrire tutto te stesso per la nostra salvezza, ti preghiamo aiutaci ad accompagnarti senza far vincere la nostra indifferenza e paura,
Noi ti preghiamo



O Gesù, tu che non hai pensato a salvare te stesso, ma hai lottato fino all’ultimo per salvare i nostri cuori dalla violenza e dal male, aiutaci nei momenti di prova a vincere il maligno che ci vuole prigionieri della paura,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore per le tante vittime innocenti della violenza e della guerra le cui vite sono spezzate quotidianamente. Accoglili nel tuo seno e consola quanti oggi sono nel dolore,
Noi ti preghiamo


Sostieni, consola e salva o Dio quanti oggi nel mondo sono prigionieri della morsa della povertà: fa che trovino presto consolazione e sostegno,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio per quanti non hanno mai conosciuto il tuo amore e percorrono cammini lontani dalla luce del Vangelo. Illumina le loro menti e scalda i loro cuori perché scoprano la bellezza della vita in tua compagnia,
Noi ti preghiamo


Suscita o Dio ovunque nel mondo operatori di pace, perché nutriti dal Vangelo i cristiani siano in ogni luogo capaci di accogliere e comunicarla,
Noi ti preghiamo.


Sostieni o Signore i gesti e le parole del papa Francesco, perché comunichino sempre il tesoro prezioso dell’umanità evangelica e misericordiosa di cui il mondo ha così bisogno,
Noi ti preghiamo


Custodisci e proteggi le tue comunità nel mondo o Cristo, perché in ogni luogo siano testimoni di una vita spesa per il bene di tutti,
Noi ti preghiamo

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