sabato 12 maggio 2018

Ascensione del Signore - Anno B - 13 maggio 2018





Dagli atti degli apostoli 1,1-11
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Salmo 46 - Ascende il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini. 4, 1-13
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 16, 15-20
In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, il brano del Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato conclude il libro con il quale l’evangelista narra le vicende terrene di Gesù. Questo ultimo capitolo, il 16 del Vangelo di Marco, ha un andamento un po’ paradossale. Inizia con il racconto della venuta delle donne al sepolcro il giorno dopo la sepoltura per ungere di oli aromatici il corpo del Signore. Mentre andavano si dicevano: “Chi ci rotolerà la pietra pesante” ma poi divengono testimoni dell’evento straordinario della resurrezione, ma per paura non dicono niente a nessuno. Poi Gesù appare a Maria di Magdala, la quale lo dice agli undici, ma questi “udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.” (Mc 16,11). Di nuovo Gesù appare ai due discepoli che andavano vero Emmaus, i quali riportano l’accaduto, “ma non credettero neppure a loro.” Finalmente Gesù appare agli undici e “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.” Ma subito dopo questo rimprovero disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.” 
Non è un po’ strano che Gesù affidi addirittura la salvezza dell’umanità proprio a quelli che fino a poco prima si erano rifiutati di credere alla sua resurrezione, nonostante le numerose testimonianze che accreditavano la realizzazione di quanto Gesù stesso aveva già in precedenza detto loro? Attraverso gente incredula come i discepoli potrà mai passare l’annuncio del Vangelo e il battesimo che dona salvezza?
Subito dopo queste parole Gesù ascende al cielo, come abbiamo ascoltato, e lascia agli undici con Maria la grande responsabilità della missione dell’annuncio della sua salvezza al mondo intero, non era meglio restare ancora un po’, istruirli meglio, renderli più capaci di farlo?
Questo paradosso evangelico, come capita spesso nelle pagine della Scrittura, ci comunica delle verità profonde e decisive: primo, che l’annuncio del Vangelo non è un compito adatto solo ai perfetti, ma per tutti, anche chi ha una fede incerta; secondo, che il cristiano è sempre un uomo dalla fede imperfetta e la sua vita è un cammino che non giunge mai al traguardo, ma proseguirà sempre; terzo, l’imperfezione della fede degli undici al momento del loro invio al mondo da parte di Gesù ci dice che il Vangelo che dobbiamo e possiamo comunicare non si avvale solo delle nostre capacità personali, ma anche e soprattutto della forza dello Spirito, che Gesù invita gli undici ad attendere per riceverne il potente aiuto, a Pentecoste.
Ecco che dunque quella scelta di Gesù, apparentemente arrischiata, si rivela una dimostrazione ulteriore della forza invincibile di un Vangelo che, sì, è comunicato dagli uomini, ma non esclusivamente con mezzi umani.
Riprendiamo con ordine quanto detto.
Primo, la missione compito di tutti e non solo dei perfetti. Esiste un’idea scontata: solo un esperto può parlare di fede, convincere con la forza del ragionamento, resistere ad ogni obiezione e risultare vincente. Diceva un parroco del Nord Italia negli anni ’30, don Primo Mazzolari: “La Chiesa non è solo una meravigliosa organizzazione: essa porta Cristo al mondo soprattutto nella misura in cui Cristo vive nei suoi membri. Volere una Chiesa che si imponga  … per l’equilibrio della sua organizzazione o del suo governo, è voler scristianizzare la Chiesa, rinnegare la redenzione, favorire in definitiva l’opera della laicizzazione moderna.” (La Parola che non passa, p. 276). Cioè, la forza evangelizzatrice e comunicativa di un cristiano non viene dalle sue abilità umane, fossero culturali od organizzative, ma dallo spazio che lascia nella sua vita a Cristo stesso, e chi ne lascerà di più di chi è cosciente della piccolezza della propria fede? Chi è convinto di saperne già abbastanza chiude il cuore e Cristo non vi può più entrare.
Questo introduce al secondo punto: la fede è sempre imperfetta. Sempre don Mazzolari diceva a proposito: “nessun uomo, nemmeno il più illuminato e purificato dalla fede, può sentirsi un arrivato. ‘Credo Signore, ma tu aiuta la mia incredulità’ (cfr. Mc 9,25)” (Della fede, p. 78). Il vero credente cioè non è colui che ha raggiunto la perfezione che gli da l’autosufficienza, ma chi riconosce, proprio perché limitato, la propria totale dipendenza da Dio e la necessità di progredire nella fiducia in lui. Se prendiamo la parabola del padre misericordioso, il giovane che se ne va via non ha problemi ad essere accolto e amato dal padre, anche se il suo abito è logoro e sporco, perché quando torna il padre lo riveste e lo introduce alla festa della fede. Il più grande invece, pur credendosi rimasto sempre in casa è un estraneo, e il suo abito, apparentemente irreprensibile, non è adatto alla festa, anzi è fatto di amara recriminazione e distanza dal Padre.
Infine, terzo, proprio questa realtà imperfetta della fede dei discepoli rivela come il Vangelo che essi annunceranno non è sapienza di questo mondo che convince con argomenti di questo mondo, cioè convenienza, risultati, vantaggio, sicurezza e confortevolezza, ma con quelli paradossali e rivoluzionari dello Spirito, cioè le ragioni dell’amore, spesso assurde per il ragionamento umano. Sempre Mazzolari diceva: “si crede perché si ama (credere senza amare sarebbe l’inferno) e il nostro amore, che fa da sostegno alla fede, non è che una risposta: la risposta ad un appello, a un’iniziativa di Dio che, sotto il dolce e misterioso nome di grazia, dispone l’uomo alla “novità” (Della fede, p. 44-45). Annunciare il Vangelo allora non è esibire la propria capacità di fede, ma far presente a tutti l’iniziativa dell’amore di Dio alla quale per primi noi ci stiamo dando da fare per rispondere con altrettanto amore.
È quanto dimostra la conclusione del Vangelo di oggi: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.” I discepoli, pur ancora così imperfetti nella loro fede, come Gesù li ha appena rimproverati, accettano l’invito e divengono annunciatori del suo Vangelo, e il “Signore agiva insieme con loro” rendendo le loro parole efficaci e trasformatrici della realtà, così come solo l’amore di Dio, il suo Spirito Santo può e sa fare.
 
Preghiere 


O Signore Gesù vieni in mezzo a noi, affinché il tuo amore vissuto ci unisca in un unico corpo, fratelli e sorelle figli di un unico Padre,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Dio a colmare quella distanza che troppo spesso ci separa da te vivendo con fiducia e fedeltà il vangelo,
Noi ti preghiamo



Manda o Dio il tuo Spirito a illuminare e scaldare i cuori, perché tu sia sempre compagno della nostra vita,
Noi ti preghiamo


Fa’ o Signore che ti riconosciamo ogni giorno vivo e presente nel mondo, dove il tuo nome è amato e invocato, dove l’amore dei fratelli li unisce e il tuo aiuto è concesso con abbondanza,
Noi ti preghiamo



Ti invochiamo o Dio, fa’ che presto tutti gli uomini ascoltino l’annuncio del Vangelo, perché nessuno sia escluso dalla possibilità di conoscerti e amarti,
Noi ti preghiamo



Sostieni, o Padre buono, tutti coloro che sono in difficoltà: i malati, i sofferenti, i prigionieri, chi è senza casa e sostegno. Fa’ che il tuo amore li raggiunga presto,
Noi ti preghiamo.



Ti preghiamo o Dio, fa’ cessare la violenza che uccide e semina terrore. Ti preghiamo per le vittime delle guerre e del terrorismo, per i loro cari, per chi è vinto dal dolore,
Noi ti preghiamo


Donaci o Dio la tua pace, perché dove oggi vince l’odio e la violenza torni a regnare umanità e concordia,
Noi ti preghiamo





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