venerdì 18 maggio 2018

Pentecoste - 20 maggio 2018


 
 
 
Dal libro della Genesi 11,1-9

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.  Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

 

Salmo 32 - Su tutti i popoli regna il Signore.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.  


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,22-27

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli,
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 7,37-39

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.  

 
Commento

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo ricordato che Gesù disse ai discepoli: “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.” (At 1,8) Detto questo egli ascese al cielo e affidò agli uomini stessi la missione per la quale era stato mandato nel mondo dal Padre: “Come il Padre ha mandato me, così anche io mando voi” (Gv 20,21). È un passaggio decisivo di cui dobbiamo essere ben coscienti. Infatti spesso siamo tentati di mettere la vicenda terrena di Gesù, le sue parole così profonde, i suoi gesti così straordinari, le sue guarigioni e i miracoli narrati dai Vangeli fra due grandi parentesi, come una storia che si è aperta e si è conclusa con la sua ascensione al cielo.



In realtà Gesù ci affida il Vangelo tutto intero, e non una versione depotenziata o resa vana dai compromessi. Gesù non chiede ai discepoli solo di fare il loro meglio, di essere “quasi come lui”, ma di farsi animare dallo Spirito e divenire presenza e azione di Dio stesso fra gli uomini. Il racconto contenuto nei Vangeli inaugura un tempo nuovo, ma non lo conclude! L’irrompere sulla terra dello Spirito determina la continuazione di quella storia e qualifica il nuovo modo di essere di tutti gli uomini che lo accolgono.

Anche i discepoli, come noi, facevano fatica a rendersi conto di cosa poteva voler dire continuare la missione del Signore, e all’inizio restarono con il naso all’insù, aspettandosi dal cielo quello che erano abituati a ricevere da Gesù, ma obbedirono al suo invito a restare a Gerusalemme in attesa dello Spirito Santo, il quale li rese capaci di parole e gesti straordinari, tali da raggiungere il cuore di tanti, gente diversa, estranei, anche ostili. Proprio come faceva Gesù! D’altronde il Signore gliel’aveva detto: “In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.” (Gv 14,12)

La stessa missione riceviamo anche noi oggi, lo stesso invito è rivolto a noi, lo stesso Spirito Santo ci è offerto, ma noi ce ne rendiamo conto?

Papa Francesco recentemente ha scritto un’esortazione apostolica che si intitola “Gioite ed esultate” sul tema della santità nel mondo attuale, cioè come ciascun uomo e ciascuna donna, normale e semplice, può farsi riempire dallo Spirito Santo per far sua la vita stessa di Gesù.

Egli ha scritto: “Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. … Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cfr Gal 5,22-23). … Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia.

Il papa descrive bene come il dono della santità che lo Spirito ci offre non è un di più per gente speciale, ma la vita nuova alla quale Gesù chiama ogni cristiano battezzato. Davanti a questo è facile restare scettici: proprio io, così fragile, poco convinto, distratto, senza talenti speciali?

Quanto orgoglio nasconde questa falsa umiltà!

Abbiamo ascoltato nella prima lettura come gli uomini avevano orgogliosamente deciso di costruire una torre che li portasse allo stesso livello di Dio. Anche oggi tante volte le straordinarie capacità tecnologiche raggiunte ci fanno sentire padroni della vita e del nostro destino. È facile sentirci in grado di divenire finalmente il Dio di noi stessi. Ma paradossalmente, allo stesso tempo, davanti alla complessità tumultuosa del mondo siamo portati a sentirci piccoli, ininfluenti difronte a eventi e situazioni che ci sovrastano: davanti alla forza divisiva del male, al potere che esercita su di noi mettendoci gli uni contro gli altri, isolati, spaesati, cosa possiamo fare? come possiamo intervenire? cosa conta il nostro volere? E ciò avviene non solo davanti ai grandi drammi del mondo, ma anche nei conflitti di vicinato o in famiglia, davanti alla povertà di chi ci sta accanto, ai fatti che ci accadono quotidianamente e per i quali viviamo lo stesso identico senso di impotenza. Idea di avere possibilità illimitate e senso di impotenza: entrambi questi atteggiamenti, apparentemente così contraddittori, sono figli dello stesso orgoglio, quello di contare solo sulle proprie capacità.

Ma oggi ci viene offerta una risorsa che va oltre noi stessi e permette anche a chi è piccolo e semplice di valere molto e di cambiare la realtà, perché non conta solo su se stesso: la forza dello Spirito che scende su di noi. È forza degli umili, di quelli cioè che non contano sulle proprie capacità, ma su Dio, che non ci lascia impotenti davanti alla forza del male.

Cari fratelli e care sorelle, proviamo ad operare in noi quella rivoluzione dello Spirito che i dodici vissero a Pentecoste, lasciamolo agire dentro di noi, senza opporgli resistenza, senza sfuggire intimoriti, senza mettere davanti le nostre ragioni e interessi. Teniamo il cuore aperto e sensibile alle domande degli altri, quelli vicini e quelli più lontani; facciamoci colpire dolorosamente dai loro drammi; soffriamo con essi; speriamo con essi in un domani migliore; fatichiamo con essi per costruirlo. Sarà lo Spirito a donarci la forza necessaria per ottenere ciò che speriamo, per compiere parole e gesti straordinari. Apriamo spazi accoglienti, rendiamoci vulnerabili, incontriamo con cuore aperto e sensibile i volti e le storie degli altri e scopriremo che realizzare il bene è possibile, che siamo capaci di quello che non pensavamo di saper fare, non per nostro merito, ma per la forza dello Spirito che ci illumina, scalda e rafforza. Ciascuno di noi può scriverne nell’oggi nuove pagine di Vangelo se si lascia forzare dallo Spirito a divenire suo testimone “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.


Preghiere

O Signore manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e ad illuminare le menti, perché ci renda capaci di comunicare al mondo il tuo amore,

Noi ti preghiamo
 

O Dio dona a tutti di lasciarsi ispirare da uno Spirito diverso da quello del mondo: spirito di amore e di pace, di perdono e di generosità, di condivisione e solidarietà,

Noi ti preghiamo

 
O Spirito di Dio riempi ogni luogo, anche quelli dimenticati da tutti, dove oggi c’è sofferenza, violenza e ingiustizia, perché ovunque regni il bene,

Noi ti preghiamo


Dona il tuo Spirito o Padre a tutti i tuoi discepoli, perché ovunque sono riuniti nel tuo nome siano testimoni audaci del Vangelo,

Noi ti preghiamo
 
 

Sostieni o Dio quanti sono colpiti dalla violenza della guerra e del terrorismo, proteggili dal male e scampali dalla morte. Fa che l’odio sia vinto dalla forza del perdono e della riconciliazione,

Noi ti preghiamo
 


Sostieni o Padre del cielo il nostro papa Francesco e quanti con lui annunciano il Vangelo nel mondo, specialmente coloro che sono perseguitati e ostacolati. Dai loro il coraggio e la forza dello Spirito santo,

Noi ti preghiamo

 

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