venerdì 4 maggio 2018

VI domenica el tempo di Pasqua - Anno B - 6 maggio 2018


 
 
Dagli Atti degli Apostoli 10, 25-27. 34-35. 44-48

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. 

 

Salmo 97 - Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 4, 7-10

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Se uno mi ama e osserva la mia parola
il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 15, 9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo ascoltato oggi prosegue quello di domenica scorsa: Gesù continua a rivolgere ai suoi discepoli parole piene di amore proprio poco prima che inizi la sua passione. È un testamento attraverso il quale Gesù vuole trasmetterci quanto di più importante ha da lasciare ai suoi.

Nelle parole ascoltate oggi il Signore parla di un comandamento. Non è una cosa nuova per i discepoli che lo ascoltavano. Gli ebrei fondavano la propria fede sul decalogo, cioè le dieci leggi che sancivano l’alleanza di Dio col suo popolo, una sorta di codice di comportamento con divieti e prescrizioni semplici e chiare. Questo era rivoluzionario per il suo tempo, perché voleva dire che far parte del popolo chiamato alla salvezza non era un privilegio per pochi iniziati ammessi a complesse dottrine, ma un compito che ciascuno poteva capire e mettere in pratica quotidianamente. Rispetto a tante altre religioni contemporanee allargava l’orizzonte della salvezza a un popolo intero, dai più semplici ai più dotti, nessuno era escluso. Ancora oggi conosciamo e apprezziamo quei “dieci comandamenti” che nella loro essenzialità costituiscono una base importante per il proprio comportamento.

Ascoltando Gesù forse i discepoli pensarono che egli avrebbe aggiunto un divieto più stretto, un obbligo in più. Ma invece il comandamento di Gesù è qualcosa di completamente diverso da quelli ai quali erano abituati: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.” Che significa? Mille obiezioni forse sorsero nella mente dei discepoli, e anche nella nostra oggi. Come si può “comandare” l’amore, non è un sentimento sorgivo e spontaneo? E poi cosa significa amare, ognuno ha il suo modo personale, chi può giudicare?  E così via.

Proviamo allora a entrare dentro questo nuovo comandamento di Gesù perché anche noi possiamo essere messi a parte di un’eredità così importante.

Prima di tutto il fatto che l’amore divenga un comandamento significa che non è un “di più” che può indifferentemente esserci o non esserci. Non possiamo più pensare: ho fatto tutto onestamente, sono corretto, leale, irreprensibile, ho obbedito a tutti i divieti e ottemperato agli obblighi, questo basta. Possiamo aver rispettato gli obblighi ed evitato ciò che è proibito, ma se non abbiamo voluto bene, anzi, se non abbiamo fatto tutto ciò per amore, a nulla è valso. Pensiamo all’episodio del giovane ricco che chiede a Gesù come può salvarsi. Sapeva di aver osservato tutte le leggi e adempiuto agli obblighi, ma evidentemente sentiva che la salvezza chiamava ad un di più che gli sfuggiva, per questo interroga Gesù. Il Signore gli indica questo di più: voler bene ai fratelli e sorelle a partire dai più bisognosi, voler bene a lui e seguirlo. In una parola: amare! Ma il giovane ricco, come sappiamo, non accettò di sottomettersi a un comandamento così inusuale e rinunciò deluso.

Sì, davanti al comandamento dell’amore è facile restare infastiditi, delusi, senza capirne la necessità. Va bene andare a messa e assolvere all’obbligo di santificare le feste, ma perché dovrei pure voler bene a chi prega accanto a me, sentirmi con loro una famiglia anche se non li conosco o magari mi stanno pure antipatici, non basta che dico le mie preghiere? Va bene essere generoso e magari fare anche l’elemosina, ma perché dovrei pure voler bene a quel mendicante, non basta che gli ho dato qualcosa? Va bene non insultare, non sparlare di chi si comporta male, ma perché dovrei pure preoccuparmi che il suo peccato lo condanna e provare a vincere il suo attaccamento al male, non basta tenermi alla larga da lui?

Potremmo fare infiniti esempi di come “comportarsi bene” non comporta di per sé l’amore, questo è sempre un “di più” che si aggiunge al nostro agire, ma che non è scontato e va aggiunto di proposito, se vogliamo vivere secondo il Vangelo e per la salvezza nostra e del mondo.

Per fare una similitudine possiamo dire che il comportamento corretto e giusto è come uno scheletro, sul quale l’amore stende la carne del voler bene. È evidente, ci dice oggi Gesù, che l’uno non può stare senza l’altro. Lo scheletro dà solidità, sorregge il nostro vivere, senza ossa non potremmo fare nulla. Così la correttezza, l’onestà, la sincerità, l’agire bene sono l’ossatura di una vita sana, ma senza amore è come uno scheletro di ossa aride e senza vita. La carne dona la bellezza al corpo, la sua fisionomia che comunica ed esprime sentimenti e vicinanza, ma senza la robusta impalcatura delle ossa è senza consistenza. Così l’amore, senza l’impalcatura delle azioni concrete risulta un sentimentalismo romantico, fatto di parole, sguardi, sospiri, ma smorto ed esausto in sé.

Cari fratelli e care sorelle Gesù ci dà questo nuovo comandamento perché ci vuole uomini e donne completi, pieni, veri, e non a metà, solo ossa o solo carne. Anzi, ci mostra lui stesso per primo in cosa esso consiste: “come io vi ho amato”. Gesù per primo si è preoccupato che le sue non fossero solo parole o azioni giuste, ma che attraverso di esse passasse un amore che suscita e domanda amore in chi gli sta difronte. Sì, perché il voler bene suscita amore in chi lo riceve, innesca una reazione a catena che cambia il mondo, allargando attorno a sé ondate di amore. È quello che dice Gesù: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49) il fuoco si espande e appicca un incendio grande, se lasciato libero e non soffocato o circoscritto. Così il nostro voler bene, accende un fuoco che allarga attorno a noi la forza del bene.

Tutto ciò comunica la conoscenza di Dio, perché “Dio è amore”, ci dice Giovanni, e non c’è annuncio del Vangelo e della sua salvezza se non attraverso un amore vissuto, proprio, lo ripeto, come ha fatto Gesù stesso.

Preoccupiamoci sempre, fratelli e sorelle, che il nostro agire non sia solo fatto di ossa disarticolate, ma mettiamoci sempre la carne del nostro voler bene, anche quando sembra un di più superfluo. Le parole se pronunciate con affetto sincero, le azioni se compiute con premura e solidarietà sono Vangelo, comunicano la salvezza del Signore e rendono i cuori disponibili ad accoglierlo.

 
Preghiere

 O Padre di eterna bontà che mandi il tuo Spirito su di noi, perdonaci quando non accogliamo il tuo amore con animo grato e pronti a restituirlo ai fratelli e alle sorelle,

Noi ti preghiamo



  
Signore Gesù che ti fai trovare da chi ti cerca, aiutaci nel cammino che ci porta verso di te. Sostienici quando ci sentiamo scoraggiati o tristi, consola chi è nello sconforto.


Noi ti preghiamo

 

Padre buono, ti preghiamo per quanti non hanno ancora ascoltato l’annuncio del Vangelo. Fa’ che presto scoprano con gioia la bellezza di essere adottati da te come figli.

Noi ti preghiamo

 

Signore Gesù, fa’ che sappiamo testimoniare al mondo il tuo amore. Aiutaci a non essere freddi e insensibili, ma a farci vicini a tutti quelli che ne hanno bisogno

Noi ti preghiamo
 
 

Ti preghiamo o Signore Gesù per il mondo intero. Dona presto ai suoi abitanti pace e sicurezza, placa le guerre e ispira sentimenti di riconciliazione in tutti gli uomini,

Noi ti preghiamo


Gesù che sei stato profugo in Egitto quando la minaccia di morte pendeva sul tuo capo, proteggi quanti affrontano viaggi lunghi e pericolosi per sfuggire dalla violenza e dalla miseria. Fa’ che tutti trovino accoglienza.

Noi ti preghiamo.

 

Padre misericordioso ti preghiamo per la gioia e la salute di tutti gli uomini. Guarisci gli ammalati, consola gli afflitti, libera chi è schiavo dell’odio e del rancore.

Noi ti preghiamo

  

In attesa della pentecoste ti preghiamo oggi o Signore di donarci il tuo Spirito Santo perché i nostri cuori siano caldi e gli occhi aperti davanti al bisogno di amore di tanti.

Noi ti preghiamo

 

 

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